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Cassino

Dati del Comune

Abitanti: 34.994 (1936) – 19.256 (1951), Superficie 83,42 kmq. Posta alle estreme propaggini della provincia, al confine con la Campania, sorge alle falde del colle Montecassino. Comuni confinanti: Cervaro, Pignataro Interamma, Sant’Apollinare, Sant’Elia Fiumerapido, San Vittore del Lazio, Terelle, Villa Santa Lucia.

La motivazione della decorazione

La città è decorata con Medaglia d’oro al valor militare (DPR 15.2.1949):

Già provata in epoca remota dalle distruzioni barbariche dei Longobardi, e risorta e consacrata, costituiva attraverso i secoli con la sua celebre Abbazia, faro di scienza e di fede alle genti del mondo. Per lunghi mesi, tra il 1943 e il 1944, segnava il tormentato limite, fatto di sangue e di rovina, della più aspra e lunga lotta combattuta dagli eserciti sul suo suolo, nel nome della libertà e della civiltà contro l’oppressione e la tirannide. Il suo aspro calvario, il suo lungo martirio, le sue immani rovine furono, nella passione del popolo per l’indipendenza e la libertà della Patria, come un altare di dolore per il trionfo della giustizia e della millenaria civiltà italica.

Cassino, Montecassino, settembre 1943 – maggio 1944..

 Nel 2013 il Consiglio comunale ha fatto istanza alla concessione a Cassino della Medaglia d’oro al merito civile, al pari di altre località del Frusinate le cui popolazioni ebbero 2.200 civili e 194 militari e subirono sopraffazioni, bombardamenti e il forzato sfollamento.

Medaglia d’oro al valor civile, concessa il 5.3.1951, è mons. Gregorio Diamare, Abate di Montecassino (ricordato con una lapide sulla facciata della chiesa di Sant’Antonio, oltre a Sant’Elia Fiumerapido dove morì), per l’eroico comportamento tenuto negli anni 1943-1944 a Cassino. Infatti egli fu il protagonista, insieme ad un alto ufficiale tedesco, dapprima della protezione del “Tesoro di S.Gennaro” e del mitico “Medagliere di Siracusa” presso l’Abbazia, e successivamente del trasporto in Vaticano, con mezzi militari tedeschi del Tesoro, del Medagliere, delle opere d’arte e di quanto di prezioso era custodito a Montecassino. Tutto ciò sarebbe stato distrutto dal bombardamento alleato.

Dopo la riconquista di Montecassino da parte delle truppe polacche, queste lasciarono l’Abbazia, per far posto, dopo qualche tempo, alle truppe neozelandesi.

E’ quasi sconosciuto l’increscioso e vergognoso comportamento di queste truppe che saccheggiarono in superficie e nei sotterranei preziosi oggetti liturgici e tutto ciò che non fu possibile portare al sicuro in Vaticano da parte dei tedeschi.

Le vicende belliche e resistenziali

Già nel 1942 era stato segnalato dalle autorità un certo risveglio delle attività di alcuni sovversivi locali e soprattutto presso il folto gruppo dei ferrovieri gravitanti intorno alla stazione, confermato da un rapporto della polizia politica del 23.4.1943. In tale rapporto si fornisce l’elenco di 30 individui di Cassino e ne propone il confino, anche se “finora non è stato possibile raccogliere nei loro confronti specifiche e concrete prove…”

La sera dell’8 settembre i soldati s’impadronirono del palazzo delle Poste e la città cominciò a pullularsi di mezzi carichi di truppe e di materiali.

Alle 10.30 del 10 settembre vi fu il primo d’innumerevoli bombardamenti alleati: era l’inizio del “calvario di Cassino” accresciuto dall’esodo dalla città e dai rastrellamenti di uomini per  il loro utilizzo nelle opere di difesa e di fortificazione. Le vittime accertate di quella incursione furono oltre cento.

Con lo spostamento del fronte, Cassino già dal dicembre divenne il fulcro della linea difensiva per la sua posizione strategica, giacché dalla sommità del monte e delle alture circostanti  si poteva sorvegliare qualsiasi movimento verso nord (Valle del Liri) e verso sud (Valle del Rapido).

A ciò si aggiunse la somma delle indecisioni tattiche degli Alleati che persistevano negli attacchi frontali, che causarono tra gennaio e maggio 1944 la morte di migliaia di uomini di diversa nazionalità nelle quattro “battaglie di Cassino”: 20-31 gennaio, 10-18 febbraio, 15-23 marzo e quella decisiva dal 12 al 18 maggio 1944. Quel giorno una pattuglia issò la bandiera polacca sulle rovine del monastero. Dopo aver eliminato la resistenza degli ultimi cecchini tedeschi, le forze alleate si accinsero ad attaccare la “linea Hitler” superata poi il 25 maggio: la strada per Roma era tracciata.

Tra gli attacchi frontali merita di essere ricordato quello alleato alla frazione di Sant’Angelo in Theodice, dove nei giorni 20-22 gennaio la 36° Divisione “Texas” venne letteralmente decimata perché privi di copertura, in un punto del fiume Gari gonfio d’acqua a mulinello, dopo ripetuti e vani  tentativi di sfondamento della linea “Gustav”in quella particolare zona d’operazione: 1.681 uomini persero la vita, mentre 875 furono i prigionieri e i dispersi.

Il 15 febbraio vi fu il bombardamento dell’Abbazia: 142 fortezze volanti B-17 e 112 bombardieri medi sganciarono 576 tonnellate di bombe sull’Abbazia, causando la morte di circa trecento sfollati e di alcuni frati: un’azione inutile giacché non vi era alcun presidio germanico, non vi fu alcun soldato tedesco che perse la vita: all’operazione seguì uno strascico polemico all’interno dello stesso comando anglo-americano, in forte imbarazzo dopo le dichiarazioni di mons. Gregorio Diamare, abate di Montecassino che confermò l’assenza dei tedeschi nel cenobio benedettino.

Anzi, appena gli aerei americani ebbero lasciato il cielo di Montecassino, i soldati della 1° divisione Panzergranadieren uscirono dai loro rifugi di montagna e presero posto sulle macerie, dove rimasero altri tre mesi.

Un mese più tardi avvenne il bombardamento del centro abitato di Cassino, per opera di 748 pezzi d’artiglieria e di 775 bombardieri che sganciarono più di 1.000 tonnellate di bombe ad alto potenziale, causando la morte di oltre 100 cittadini. Alla fine, i reparti neozelandesi assalirono le macerie dell’Abbazia e si trovarono di fronte i parà tedeschi. Anche questa fu un’azione quasi del tutto inutile, dato che doveva esserci subito dopo una poderosa spinta della Fanteria che non venne portata a termine, giacchè i carri armati e i bulldozers non poterono operare a  causa dei cumuli di macerie.

Il 23 marzo anche questa battaglia non aveva prodotto nulla: il paese rimase in mano ai tedeschi  che poterono così rafforzare la loro linea difensiva, grazie anche alla decisione del generale Alexander di sospendere gli attacchi frontali nell’area di Cassino che avevano decimato le truppe polacche, neozelandesi e statunitensi. In attesa della buona stagione, seguì sul fronte cassinate una nuova fase di calma.

La liberazione del cenobio benedettino, difeso ormai da un pugno di tedeschi che lasciarono sul terreno 150 caduti, avvenne il 18 maggio per opera delle truppe polacche.

Per molti mesi successivi, la situazione della popolazione, riversatasi nelle frazioni, rimase disperata dal punto di vista sanitario (ricomparve la malaria) ed alimentare, arrivando al punto che ci si nutriva di scatolette regalate dai soldati, ma anche di erbe selvatiche.

 

La memoria

Cassino fa parte dei comuni del “Gran percorso della memoria” del SER.A.F.- Servizi Associati Comuni del Frusinate.

  • Cimitero polacco e britannico

 

 

Bibliografia

(a cura) G.Giammaria, L.Gulia, C.Iadecola, Guerra Liberazione Dopoguerra in Ciociaria 1943-45 (cit.), pp.75-79

La grande enciclopedia della tua regione. Il Lazio (12), pp.29, 214-27

C.Barbato, “23 aprile 1943 (XXI E.F.). 30 “sovversivi” di Cassino proposti per il confino”, in Studi Cassinati 4/2010

AA.vv., Enciclopedia dell’antifascismo e della resistenza. La Pietra, Milano 1972, vol.I, pp.483-486

H.L.Bond, Inferno a Cassino. La battaglia per Roma, U.Mursia & C., Milano 1965, pp.19, 69, 88-89, 91, 98, 105, 118, 125, 131, 134, 137, 150

P.G.Sottoriva, Cronache da due fronti. Gli avvenimenti bellii del 1943-1944 sul Garigliano e nell’area pontina, Editrice Il Gabbiano, Latina 2004, pp.102-103, 153-155, 201, 244

“Nessuna attenuante per Montecassino. Intervista del Vescovo Abate mons. Diamare al Messaggero”, in Studi Cassinari n.1/2014, pp.24-25

Dizionario storico biografico del Lazio (cit.), ad nomen

Wikipedia, ad nomen.

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