La repressione nazista a La Spina e Pofi: il caso Zeppieri e Silvestri
L’occupazione nazista in Italia, lungi dall’essere un periodo di passiva sottomissione, fu caratterizzata da episodi di violenza e repressione che colpirono duramente la popolazione civile. Tra questi, il caso delle uccisioni di Francesco e Vincenzo Zeppieri, avvenute a La Spina (Ceccano) nel gennaio 1944, rappresenta un esempio emblematico della brutalità e dell’arbitrarietà con cui le forze tedesche operarono nel territorio. L’episodio, inserito nel più ampio contesto delle azioni di requisizione del patrimonio zootecnico condotte da una sezione veterinaria tedesca stanziata nella zona tra ottobre 1943 e maggio 1944, evidenzia la connessione tra la spietata politica di depredazione e la feroce repressione di qualsiasi forma di resistenza, sia essa attiva o passiva.
La presenza della sezione veterinaria tedesca a La Spina non si limitò alla semplice confisca di animali. Le fonti testimoniano ripetuti episodi di violenza e sopraffazione ai danni dei civili, trasformando la presenza militare in un’esperienza di terrore costante per la popolazione locale. In questo clima di prevaricazione, il 27 gennaio 1944, alcuni soldati e ufficiali si recarono a Colle Quartarano (Pofi) per nuove razzie di bestiame. La scelta del bersaglio non fu casuale: la sezione veterinaria aveva già operato in precedenza nella zona, depredando le proprietà agricole e seminando timore tra gli abitanti.
La vicenda iniziò con la confisca di un asino appartenente a Francesco Fulgioni, un atto di prepotenza che segnò l’inizio di una tragedia per la famiglia Zeppieri. Giunti nella proprietà di Francesco Zeppieri, i soldati, un caporale e un sergente, vollero requisire l’ultimo animale rimasto al contadino, dopo avergli già sottratto due suini giorni prima. Il tentativo di Zeppieri di nascondere l’asino in una grotta vicina alla sua abitazione, e la conseguente manovra di depistaggio durante la perquisizione, scatenarono una reazione violenta. Il caporale, forse sospettando l’inganno, sparò allo Zeppieri ferendolo alla spalla.
Questa aggressione innescò una reazione disperata da parte dei figli di Zeppieri, Giovanni e Vincenzo. Con l’aiuto di un altro civile, riuscirono nell’impresa quasi impossibile di disarmare i due soldati tedeschi. Giovanni, approfittando del momento di confusione, fuggì; Vincenzo, affetto da una malattia cardiaca, non ebbe la stessa possibilità. La fuga di Giovanni, o la cattura di uno dei due soldati, scatenò un’immediata reazione da parte delle forze tedesche. Un rastrellamento fu avviato immediatamente, con conseguenze tragiche per Antonio Silvestri, un lavoratore agricolo che venne mitragliato e ucciso mentre era impegnato nei campi. La sua morte rappresenta un’ulteriore dimostrazione della brutalità cieca e indiscriminata della repressione tedesca.
Il fallimento della ricerca di Giovanni non pose fine alla violenza. I soldati tedeschi tornarono all’abitazione dello Zeppieri, prelevarono Vincenzo e lo portarono a La Spina. Qui, dopo averlo sottoposto a sevizie, lo impiccarono a un albero lungo la strada Ceccano-Castro, lasciando il suo corpo esposto per ore prima della sepoltura. Subito dopo, o il giorno seguente, venne catturato anche Francesco Zeppieri, già ferito durante il primo scontro. Trascinato a La Spina, fu ucciso vicino alla fossa del figlio, suggellando una tragedia familiare che si inserisce nel più ampio contesto delle atrocità commesse dalle forze di occupazione tedesca.
L’episodio dei Zeppieri e l’uccisione di Antonio Silvestri mette in luce la natura brutale dell’occupazione nazista e la fragilità della vita umana di fronte alla violenza arbitraria del potere militare. Non si tratta solo di un caso isolato, ma di un esempio significativo della repressione subita dalle popolazioni civili durante la Seconda Guerra Mondiale. La storia di questa famiglia, e di Antonio Silvestri, deve essere ricordata come un monito contro ogni forma di violenza e sopraffazione, e come un tributo alle vittime innocenti di un conflitto che ha lasciato profonde ferite nella memoria collettiva. L’analisi approfondita di episodi come questo è fondamentale per una completa comprensione della complessità storica del periodo e per la costruzione di una memoria consapevole e responsabile.
– Gioacchino Giammaria, Luigi Gulia, Costantino Iadecola (a cura di), Guerra di Liberazione Dopoguerra in Ciociaria 1943-45, Amministrazione Provinciale di Frosinone, Frosinone 1985.
– Lucia Fabi e Angelino Loffredi, Il dolore della memoria. Ciociaria 1943-1944, 2016, pp. 124-126 [http://www.loffredi.it/il-dolore-della-memoria.html]