La Resistenza a Castro dei Volsci: 27 e 28 Gennaio 1944
Il 27 e 28 gennaio 1944, le contrade Farneta e Campogagliardo di Castro dei Volsci, in provincia di Frosinone, furono teatro di un episodio di resistenza civile di straordinaria intensità, seguito da una brutale rappresaglia tedesca che sigillò nel sangue il coraggio della popolazione locale. Questo evento, seppur localizzato, rivela aspetti cruciali della lotta di resistenza italiana contro l’occupazione nazista, evidenziando sia la spontaneità e l’efficacia dell’azione popolare, sia la spietatezza e la sistematicità della repressione tedesca.
La ricostruzione dei fatti inizia con l’arrivo di un gruppo di soldati tedeschi a Castro dei Volsci, accompagnati da un delatore – la cui identità, purtroppo, spesso resta avvolta nel mistero in questi contesti – intenti a compiere rappresalie e saccheggi. La presenza di un informatore interno sottolinea la pericolosità dell’occupazione e la difficoltà di operare in un ambiente ostile dove la fiducia e la collaborazione tra i civili erano fondamentali per la sopravvivenza della comunità. L’obiettivo dei tedeschi non è stato finora completamente chiarito dalla storiografia, ma si può ipotizzare una ricerca di rifornimenti, informazioni o un atto punitivo nei confronti di presunti partigiani o simpatizzanti della Resistenza.
Quel che è certo è che la popolazione di Farneta e Campogagliardo, esasperata dalle vessazioni e dalle violenze subite durante l’occupazione, reagì con una violenza inaspettata. Armati di bastoni, vanghe e qualsiasi altro strumento improvvisato, gli abitanti dei due borghi attaccarono i soldati tedeschi, riuscendo a metterli in fuga. Questo atto di coraggio collettivo, spontaneo e improvvisato, rappresenta un esempio lampante di resistenza popolare che si trasforma in azione diretta, alimentato da un profondo senso di indignazione e dal desiderio di difendere la propria comunità. La decisione di affrontare militarmente una potenza occupante, pur con mezzi rudimentali, dimostra una straordinaria capacità di reazione e un’intransigenza di fronte all’oppressore.
L’episodio, però, non rimase senza conseguenze. La reazione tedesca fu immediata e brutale. Il giorno successivo, una squadra di circa quaranta soldati tedeschi fece ritorno a Castro dei Volsci, non per arrestare i responsabili dell’attacco, ma per attuare una rappresaglia esemplare. La scelta delle vittime non fu casuale. Nicola Di Giuli, guardia di finanza, e Margherita De Carolis, individuata come una delle principali promotrici della ribellione popolare, furono barbaramente uccise. La scelta di colpire una guardia di finanza e una donna sottolinea la strategia di terrore attuata dai tedeschi, tesa a colpire simboli di autorità, persino se in questo caso minimamente correlata all’evento, e a punire in modo esemplare anche le figure femminili, spesso viste come un simbolo di forza morale e coesione sociale all’interno della comunità.
La morte di Di Giuli e De Carolis non rappresenta solo un atto di violenza gratuita, ma anche una dimostrazione della logica spietata della rappresaglia nazista, che puniva indiscriminatamente intere comunità per le azioni di pochi. Questo evento evidenzia la fragilità della popolazione civile sotto il regime di occupazione e la costante minaccia di violenza che aleggiava su chi osava sfidare il potere tedesco. L’uccisione di Di Giuli e De Carolis, inoltre, rivela il tentativo di sedare qualsiasi forma di disobbedienza civile e di spezzare la resistenza nascente nel territorio.
Gli eventi del 27 e 28 gennaio 1944 a Castro dei Volsci rappresentano un microcosmo della lotta di resistenza italiana. La ribellione popolare, seppur di breve durata e con mezzi limitati, dimostra la capacità di resistenza delle comunità locali, la loro volontà di difendere la propria dignità e la propria libertà. Allo stesso tempo, la rappresaglia tedesca evidenzia la violenza cieca e la spietatezza con cui l’esercito nazista reprimeva ogni forma di opposizione, lasciando un segno indelebile nella storia di Castro dei Volsci e ricordandoci il prezzo pagato per la libertà. La memoria di Nicola Di Giuli e Margherita De Carolis, e di tutti coloro che hanno combattuto contro l’occupazione nazista, deve essere custodita e tramandata come monito e come esempio di coraggio e di resistenza. La ricerca storica deve continuare a indagare e a ricostruire con precisione gli eventi, restituendo la giusta dignità alle vittime e contribuendo a una più completa comprensione di un periodo cruciale della storia italiana.