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Minturno

 

 

Dati del Comune

Abitanti: 13.650 (1936) – 14.790 (1951). Superficie 42,14 kmq. Altitudine m. 141 slm. Centro situato sulle propagini costiere e meridionali dei Monti Aurunci. Comuni confinanti: Coreno Ausonio (Fr), Formia, Santi Cosma e Damiano. Sessa Aurunca (Ce). Spigno Saturnia.

La motivazione della decorazione

Minturno è Medaglia d’oro al merito civile:

Durante l’ultimo conflitto mondiale, la città e il suo contado, situati a ridosso della Linea Gustav, furono teatro di durissime battaglie e violenti bombardamenti che provocarono numerose vittime ed ingenti danni. Cittadini, inermi e stremati dalle privazioni, furono passati per le armi dalla rappresaglia dell’esercito tedesco in ritirata, innumerevoli furono gli esempi di amore alla Patria e di nobile spirito di sacrificio. Minturno (Lt), 1943-1944.

 

Le vicende belliche e resistenziali

Il 20 settembre e durante il mese di ottobre, al pari di altre località, per ordine dell’Autorità militare tedesca, i residenti ad 1 km (poi esteso a 5 km) della fascia costiera  vennero fatti sgomberare dalla Prefettura di Littoria, ma, come a Castelforte, non esisteva alcun ufficio pubblico di riferimento e allora la popolazione, sbandata in gran parte, si è rifugiata dove ha potuto..

Per Minturno era l’inizio del suo impatto con la guerra, le devastazioni e i lutti.

Tra i giorni 17-19 gennaio 1944, nel pieno dell’offensiva sul Garigliano, Minturno rimase intrappolato, mentre a febbraio il fronte divenne guerra di posizione. Lo sfollamento della popolazione, inviata a nord passando dai centri di raccolta, tra i quali il Villaggio Breda di Roma, rendeva ancor più tragico il futuro di quelle genti.

A fine febbraio, nella frazione di Santa Maria Infante alcuni civili, sfidando il divieto tedesco, tentarono di rientrare nelle loro abitazioni diroccate per recuperare qualche loro bene: vennero fermati in nove e fucilati al muro: uno di essi aveva otto anni.

A partire dal 5 marzo i bombardamenti sulla Formia-Gaeta divennero più intensi. La “seconda battaglia di Cassino” aveva messo all’erta anche il fronte del Garigliano.

Alle 23.00 dell’11 maggio un violento tiro d’artiglieria svegliò tutte le unità tedesche e alle prime luci dell’alba iniziò l’attacco della fanteria alleata. Ebbe così inizio la grande offensiva di primavera.

Occorrevano uomini intrepidi, resistenti, coraggiosi, capaci di uno sforzo fisico e morale oltre la norma, per portare a termine un attacco che il comando tedesco riteneva impossibile: solamente i magrebini del Corpo di Spedizione francese potevano effettuarlo.

I tedeschi avevano predisposto con numerosi capisaldi la loro munitissima linea di difesa; dietro a questi un altro chiavistello, la linea “Hitler”.

Il cosiddetto “attacco di rottura” venne affidato alla 2° Divisione marocchina, alla Divisione Francia Libera e al Corpo di montagna, appoggiati da un’avanguardia blindata algerina; un’altra Divisione di fanteria algerina fungeva da retroguardia.

“Avanti, per Allah” fu il grido che trascinò le truppe le quali, oltre all’armamento classico di guerra, disponevano di una specie di machete legato al polso.

Anche a Minturno il fronte, fermatosi nella frazione di Santa Maria Infante, ebbe momenti di estremo sacrificio; d’altra parte questa frazione rappresentava la porta di accesso per Ausonia.

La posizione fu difesa per due giorni di seguito, tra il 12 e il 14 maggio. Essa fu conquistata e perduta per ben 17 volte dalle truppe combattenti: un fatto unico nella storia della tattica militare di tutti i tempi. Nel solo giorno dell’11 maggio l’artiglieria da campo del 913° Battaglione d’artiglieria USA sparò 4.288 colpi su Santa Maria Infante, riducendola ad un mucchio di rovine mentre i tedeschi sparavano sui fanti del 351° Rgt fanteria americano con mitragliatrici, mortai e cannoni. La battaglia, effettuata anche casa per casa, durò 60 ore: il solo 351° perse più di 500 uomini. Da rilevare l’apporto di 60 contadini del luogo che si offrirono volontari nel ruolo di corrieri tra i reparti americani: 23 di essi rimasero uccisi.

Alla fine, la conquista di Santa Maria Infante ruppe la linea “Gustav” nel punto nodale e aprì la strada per Roma e per Cassino.

Dopo la fine della guerra le bombe inesplose continuarono a mietere vittime tra la popolazione. Il paese subì molte vittime per fucilazioni e per i massacri di  donne e bambini: tali vicende furono spunto per “La Ciociara” di Vittorio De Sica.

Esempio di resistenza armata fu quello del brigadiere dei carabinieri Liberato Santarelli, ucciso dai nazisti il 24 gennaio nella frazione di Tufo, accusato di spionaggio a favore degli Alleati.

Tra gli atti di ferocia nazista, spiccano gli eccidi di civili avvenuti a Santa Maria Infante tra il 22 e il 26 gennaio quando vennero fucilate 18 persone.

 

La memoria

  • Monumento ai caduti civili e militari (loc. S.Maria Infante)
  • Monumento ai caduti (loc. Tremensuoli)
  • Monumeto ai caduti (loc.Tufo)
  • Sacrario e monumento ain caduti (Minturno centro)
  • Cippo al brig.CC Liberato Santarelli (Minturno).

 

Bibliografia

La grande enciclopedia della tua regione. Il Lazio (30), pp. 288-96

A.Pro, “L’ultima stoccata”, in: (a cura) G.L. Campagna, 33 salti nella storia, (cit.), p.90.

Quaderni della resistenza laziale, Regione Lazio 1972, vol.6, p.82

P.G. Sottoriva, Cronache da due fronti, (cit.), pp.124, 232-236

Wikipedia, ad nomen

Dizionario storico biografico del Lazio (cit.), ad nomen

Sito web Comune di Minturno

Cronologia della Resistenza nel Lazio

A.Ticconi, 11-14 maggio 1944. Il martirio e la distruzione totale di un paese, Estratto pagina web

 

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