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Santi Cosma e Damiano

 

Dati del Comune

Abitanti: 4.030 (1936) – 3.148 (1951). Superficie 31,61 kmq.Altitudine 181 m. slm. Centro collocato parte sulle pendici degli Aurunci e parte nella piana del garigliano. Comuni confinanti: Castelforte, Coreno Ausonio, Minturno.

 

La motivazione della decorazione

Santi Cosma e Damiano è insignita della Medaglia d’oro al valor civile (DPR 28.11.2002):

Comune situato in posizione nevralgica, durante l’ultimo conflitto mondiale si trovò al centro degli opposti schieramenti, subendo ogni sorta di violenza dalle truppe tedesche e marocchine e un gran numero di bombardamenti da parte alleata, che provocarono numerosissime vittime civili e la quasi totale distruzione dell’abitato. I sopravvissuti, costretti a trovare rifugio in varie località, resistettero impavidi agli orrori e ai disastri della guerra, offrendo un’ammirevole prova di coraggio e amor patrio. SS.Cosma e Damiano (Lt) 1943-1944.

 

Le vicende belliche e resistenziali

Il paese rimase estraneo a tutti i grandi avvenimenti della storia, fino alla micidiale discesa verso sud dell’esercito franco-polacco che. Come nella contigua Castelforte, “anche a Santi Cosma e Damiano e Ventosa la gente era insorta contro quelli che riteneva invasori, e sosteneva le truppe irregolari di volontari comandate dall’itrano Michele Pezza, detto Fra’ Diavolo. Si racconta che i ventosani si difesero casa per casa dall’avanzare delle truppe a colpi di pietre. Ai caduti degli scontri vanno aggiunti le donne, i vecchi e i bambini inermi, uccisi all’interno delle loro case; il parroco venne giustiziato venendo gettato dal campanile…” (Mironti).

Più di recente subì l’altrettanto drammatico periodo intercorso fra il novembre 1943 e il maggio 1944, quando il paese subì rovinosi danni e patì centinaia di vittime. In particolare si ricorda il bombardamento del 17-18 gennaio, quando erano iniziate le operazioni dello sbarco alleato a Nettunia.

I lutti, dopo la liberazione, non cessarono: il 12 maggio 1946 morirono nella frazione di  Ventosa sette persone, a causa dell’esplosione di un granata tedesca.

I coniugi Antonio Ambroselli e Mafalda Cangelmi, originari di SS Cosma e Damiano, abitavano nel quartiere romano di San Lorenzo. Essi, quasi tutti i giorni, sin dal novembre 1943, si recavano al campo Breda sulla Casilina per vedere se dal paese avevano portato i genitori di Antonio e il resto della famiglia.

Grazie al fatto di essere un finanziere, Ambroselli otteneva il permesso di entrare in questo campo d’internamento per sfollati. La famiglia di Antonio non venne mai a Roma, ma i due coniugi si prodigarono per  assistere i compaesani, portar loro da mangiare, ma anche aiutarli a fuggire dal campo, eludendo con l’aiuto di alcuni poliziotti il controllo delle SS tedesche; i fuggiaschi venivano ospitati dai loro parenti residenti a Roma o nella propria abitazione, utilizzando le proprie ed altre tessere annonarie. E’ stata chiesta per i due eroici coniugi la Medaglia d’oro al valor civile.

Al Maresciallo maggiore Antonio Ambroselli è stata assegnata la Medaglia d’oro della “Fondazione Carnegie”, un ente americano riconosciuto in Italia nel 1911 che ha lo scopo di premiare gli atti di eroismo avvenuti in Italia e in altri paesi europei.

 

La memoria

 

Bibliografia

La grande enciclopedia della tua regione. Il Lazio (52), pp.90-91.

P.G.Sottoriva, Cronache da due fronti, (cit.), p.103, 275.

Wikipedia, ad nomen

P.Mironti, “Pasqua d’insurrezione”, in: (a cura) G.L.Campagna, 33 salti nella storia (cit.), pp. 134-137

“Antonio Ambroselli e Mafalda Cangelmi, gli eroi del Campo Breda” , in Il Nastro Azzurro, Anno LXXV n.2/2014, pp.24-25.

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