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Alatri racconta: il campo di internamento “Le Fraschette”

Ad Alatri, nascosto tra i monti, c’era (e c’è ancora) un luogo della memoria: il campo di internamento “Le Fraschette”.

Venne inaugurato esattamente ottanta anni fa e da allora porta con sé il fardello di tante storie, della storia d’Europa e oltre.

Riportiamo di seguito un breve sunto in cui Marilinda Figliozzi – ricercatrice e studiosa del Campo – ripercorre le tappe che, nel tempo, l’hanno visto protagonista: dall’inaugurazione del 1942 al 1979, anno in cui fu formalmente chiuso.

Il campo di concentramento Le Fraschette entrò ufficialmente in funzione il 1° ottobre 1942 per perseguire, attraverso un massiccio trasferimento di popolazione, una “bonifica etnica“.
Arrivò ad ospitare fino a 5500 internati, tra cui molti bambini ed anziani, i quali, vissero in condizioni disagiate a causa della carenza di cibo, medicinali e vestiario. I primi ad arrivare furono gli anglo-maltesi residenti in Libia, poi iniziò il trasferimento di civili provenienti dalla Venezia Giulia, dalla Slovenia, dalla Dalmazia e dalla Croazia. A questi si aggiunsero alcune centinaia di confinati politici. Gli internati arrivarono a Le Fraschette con le poche cose che erano riusciti a portare con sé, pochi bagagli a mano presi all’ultimo istante dalle proprie abitazioni durante le concitate fasi del rastrellamento effettuato dalla polizia militare italiana.

Subito dopo la fine della guerra, il Campo fu interamente ricostruito e venne utilizzato per l’internamento degli “stranieri indesiderabili”. Il governo italiano aveva disposto l’identificazione e l’internamento dei profughi “indesiderabili”: criminali di guerra, criminali comuni, collaborazionisti, ustascia, ecc. Tale fatto comportò che spesso si trovarono ad essere discriminati anche esuli istriani, stranieri senza documenti, rifugiati d’oltrecortina ai quali non era stato riconosciuto lo status di rifugiato politico.

Dagli anni ’60 inizia l’ultima parte della storia del Campo Le Fraschette. Una storia che è legata alla fine del colonialismo, quando nazioni come l’Egitto, la Tunisia e poi la Libia decretarono nazionalizzazioni ed espulsioni degli immigrati europei.
Questa sorte toccò, ovviamente, anche a molti nostri connazionali che vennero ospitati nel Centro Raccolta Profughi di Alatri.
Fu in questo periodo, infatti, che il Campo Le Fraschette entrò nella sua “terza fase”: i capannoni furono ristrutturati e resi più fruibili, pronti ad ospitare gli italiani che vennero rimpatriati, ad ondate, per un decennio almeno.

Chiuse ufficialmente con un decreto della regione nel 1976.

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