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Ausanio Nicoletti. Il coraggio di un giovane carabiniere

Il 7 febbraio 1944, a Cori, si consumò una tragedia che incise profondamente la storia locale e, per estensione, quella più ampia della lotta di Liberazione italiana. In quel giorno freddo e cupo, il giovane carabiniere Ausano Nicoletti, nato a Nemi il 10 gennaio 1924, cadde vittima della brutalità nazista, divenendo simbolo di una resistenza silenziosa, ma non meno eroica, condotta nel cuore della penisola italiana. La sua storia, seppur celata nell’anonimato della quotidianità bellica, merita di essere raccontata e ricordata, non solo per onorare la sua memoria, ma anche per comprendere la complessità e l’umanità di un conflitto che travolse intere generazioni.

La vicenda di Nicoletti si inserisce nel contesto drammatico dell’Italia occupata, un paese lacerato da un’alleanza militare divenuta oppressione, dove l’8 settembre 1943 segnò uno spartiacque. La dissoluzione dell’esercito e l’occupazione tedesca avevano creato un vuoto istituzionale e morale, in cui molti italiani si trovarono di fronte a una difficile scelta: collaborare con l’invasore o opporsi, spesso in maniera clandestina e pericolosa. In questo scenario caotico, i carabinieri, spesso disorientati e privi di ordini chiari, si trovarono a dover decidere da che parte stare. La stazione dell’Arma di Cori, come molte altre, divenne un focolaio di resistenza, con molti suoi membri che entrarono nelle fila della lotta anti nazista, mentre altri, pur rimanendo nelle caserme, si adoperarono per aiutare la popolazione civile, anch’essa costretta a fuggire e a vivere sulle montagne, sfollata dalla morsa della guerra.

In questo contesto di precarietà e pericolo, Ausano Nicoletti si distinse per il suo senso del dovere e la sua abnegazione. Nonostante la giovane età, egli comprese la gravità della situazione e decise di non rimanere inerme di fronte alla sofferenza dei suoi compagni e della popolazione locale. Il suo tentativo di rifornire di viveri i carabinieri nascosti nelle montagne rivela un animo generoso e un coraggio che trascendono il mero adempimento del dovere. Questa azione, apparentemente semplice, si trasformò in un atto di sfida nei confronti dell’occupante, un atto di solidarietà verso i suoi connazionali che lo rese automaticamente un bersaglio per le pattuglie naziste.

La cattura di Nicoletti da parte dei nazisti il 7 febbraio 1944 segnò l’inizio del suo calvario. Nonostante la disperazione e la consapevolezza del tragico destino che lo attendeva, è ragionevole immaginare che il giovane carabiniere non abbia ceduto alla paura, mantenendo fino all’ultimo il suo spirito di resistenza. L’alba di quel giorno vide la sua esecuzione nei pressi di piazza Romana, un luogo che, da allora, porta il marchio indelebile del suo sacrificio. La crudeltà della sua uccisione fu ulteriormente aggravata dal disprezzo riservato al suo corpo, lasciato a terra per giorni, esposto alle intemperie invernali, senza alcuna sepoltura. Questo atto di barbarie dimostra la volontà dell’occupante non solo di eliminare un nemico, ma anche di infliggere un’ulteriore umiliazione e di seminare il terrore nella comunità locale.

Fortunatamente, l’indignazione generata da questo gesto disumano non rimase inascoltata. Figure come Giovanni Ricci, tra i fondatori del PCI di Cori, e Don Guido De Cave, l’allora parroco di San Salvatore, insieme ad altri cittadini coraggiosi, si fecero portavoce della dignità e della pietà umana. In un atto di ribellione silenziosa, ma non per questo meno potente, essi si adoperarono per dare una degna sepoltura alle spoglie di Nicoletti, seppur in modo provvisorio, in un luogo vicino piazza della Croce. Questo gesto, compiuto con coraggio e determinazione, rappresenta un momento di riscatto morale, una luce che si accende in mezzo all’oscurità della guerra. La provvisorietà della sepoltura, imposta dalla presenza dei soldati nazisti nei pressi del cimitero, evidenzia ulteriormente le difficoltà e i pericoli affrontati da chi si opponeva all’occupante.

La vicenda di Ausano Nicoletti non si conclude con la sua morte. Anzi, il suo gesto diviene un simbolo, un monito per le generazioni future. La lapide commemorativa posta a piazza Romana, luogo della sua uccisione, testimonia il generoso coraggio di questo giovane carabiniere, ricordando a tutti coloro che vi passano la necessità di difendere i valori della libertà e della giustizia, anche a costo della propria vita. La sua storia, seppur breve e tragica, incarna lo spirito di resistenza che animò molti italiani durante la Seconda guerra mondiale, un’epoca di eroismi anonimi e silenti, spesso relegati ai margini della grande storia, ma non per questo meno significativi.

Ausano Nicoletti ci ricorda che l’eroismo non si manifesta solo nelle grandi battaglie, ma anche nei piccoli gesti di solidarietà e abnegazione, compiuti nel silenzio della quotidianità. La sua memoria, tramandata nel tempo, ci invita a riflettere sul costo della libertà e sulla necessità di preservare la memoria storica, affinché gli orrori del passato non si ripetano mai più. La figura di Nicoletti, piccolo tassello di un mosaico ben più grande, ci parla di resistenza, dignità e umanità, e ci invita a non dimenticare mai i sacrifici di coloro che hanno lottato per un futuro migliore.

https://www.latinatoday.it/cronaca/lapide-ausani-nicoletti-carabiniere-ucciso-cori.html; https://www.agoraregionelazio.com/tag/ausano-nicoletti/; https://www.osservatoreitalia.eu/nemi-un-grande-gesto-per-il-carabiniere-ausano-nicoletti/

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