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Il 25 Aprile, una pietra miliare della rinascita italiana

 

Il 25 aprile, Festa della Liberazione, rappresenta una delle date più significative e simboliche nel calendario civile italiano. Si tratta di un giorno che porta con sé una memoria collettiva di coraggio e straordinario sacrificio di un popolo che, pur nelle difficoltà di una guerra devastante, seppe trovare in sé la forza di ribellarsi all’oppressione nazifascista.

Questo giorno non si limita a essere una semplice ricorrenza storica da celebrare annualmente: è anche un’occasione solenne per una profonda riflessione sulla storia d’Italia, sui suoi errori, sullo spirito di resistenza della popolazione e sulle conquiste faticosamente ottenute nel corso degli anni. È il momento in cui ogni cittadino è chiamato a riaffermare i valori fondamentali su cui si fonda la Repubblica italiana e a rinnovare il proprio impegno verso un futuro di libertà, giustizia e democrazia per tutti. La scelta del 25 aprile come data di questa commemorazione non è casuale, ma carica di significati storici e simbolici potenti. Essa ricorda l’insurrezione generale proclamata nel 1945 dal Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI), organismo nato per coordinare la Resistenza nella parte settentrionale del Paese, allora ancora sotto occupazione. Da quel momento iniziò la liberazione di città chiave come Milano, Torino e Genova, eventi che rappresentarono il culmine di un percorso lungo e tortuoso, avviato già l’8 settembre 1943 con la firma dell’armistizio di Cassibile e la successiva occupazione tedesca dell’Italia. Questi anni bui furono segnati da privazioni, persecuzioni, dolore, ma anche dalla nascita di una nuova coscienza civile. A dirigere il CLNAI furono figure di altissima statura morale e politica come Alfredo Pizzoni, Luigi Longo, Emilio Sereni, Sandro Pertini e Leo Valiani. In nome della popolazione italiana e dei Volontari della Libertà, il CLNAI si assunse la responsabilità del governo nelle zone liberate, decretando la condanna dei principali gerarchi fascisti e ponendo alle residue forze nazifasciste l’alternativa irrevocabile: “arrendersi o perire”. Questo momento drammatico e carico di significato segnò il punto di svolta decisivo nella lotta della Resistenza, rendendo concreta la possibilità di rinascita nazionale.

La Resistenza fu un fenomeno complesso e straordinariamente ricco, capace di unire persone di diverso orientamento politico, età, regione d’origine e condizione sociale in una battaglia comune contro la dittatura e per la riconquista della libertà. Alla lotta armata, condotta con coraggio dai partigiani, si affiancarono numerose forme di resistenza civile: il sostegno reciproco tra cittadini, lo scambio di informazioni sotterranee, la protezione dei perseguitati, la produzione clandestina di stampa antifascista e la collaborazione tra uomini e donne che rischiarono tutto pur di vedere un’Italia diversa e libera. Il contributo delle donne, spesso rimasto in secondo piano, fu anch’esso fondamentale: staffette, infermiere, organizzatrici, combattenti che misero a rischio la loro vita per salvare altre esistenze e per difendere, con fierezza, la dignità della loro patria. Fu questa partecipazione diffusa, radicata nel desiderio condiviso di libertà e giustizia, a rendere possibile il successo dell’azione collettiva e a segnare in modo indelebile il futuro democratico dell’Italia.

La Liberazione del 25 aprile 1945 segnò la fine della lunga notte dell’occupazione tedesca e della dittatura fascista, ponendo termine a più di cinque tragici anni di guerra, sofferenze e privazioni. L’avvenimento segnò l’inizio di un percorso di rinascita non solo materiale, ma anche morale e spirituale per l’intera nazione. Dopo la resa ufficiale delle forze nazifasciste, sancita dalla firma della resa di Caserta il 29 aprile e dalla progressiva liberazione di tutti i territori ancora occupati, prese avvio una nuova stagione della storia italiana: la ricostruzione, la riconquista della dignità ferita, il ritorno alle libertà civili e politiche. Fu un percorso non privo di ostacoli: le macerie, le divisioni, la povertà dilagante, le ferite aperte nei cuori e nella memoria individuale e collettiva. Ma grazie alla forza del popolo, al coraggio di tante persone comuni e alla guida determinata di personalità generose, l’Italia riuscì a rialzarsi.In questo processo, il referendum del 2 giugno 1946 fu una tappa fondamentale: chiamati alle urne, gli italiani e le italiane (per la prima volta con il diritto di voto esteso alle donne) scelsero la Repubblica e posero fine alla monarchia. Quella scelta sancì l’inizio di una nuova fase politica per la nazione, che si concretizzò nella stesura e approvazione della Costituzione italiana, una delle più avanzate e garantiste del suo tempo. Alla base di questo processo vi era la consapevolezza che la libertà conquistata col sangue dovesse essere preservata per sempre, grazie a una solida cornice di diritti, doveri e valori comuni, tra cui spiccano la centralità della persona, l’uguaglianza, la solidarietà, la giustizia e il ripudio di ogni forma di totalitarismo e oppressione.L’istituzione della Festa della Liberazione fu inizialmente sancita da un decreto legislativo luogotenenziale nel 1946, emanato dal governo provvisorio subito dopo la conclusione del conflitto.

Nel 1949 la ricorrenza venne ulteriormente istituzionalizzata come festa nazionale, simbolo della riconoscenza della collettività italiana per il contributo inestimabile della Resistenza e dei suoi protagonisti. Questo atto aveva (e ha) un valore profondamente simbolico e morale: impegnava e impegna ancora oggi la nazione tutta a non dimenticare, a custodire la memoria di chi ha dato la vita per la libertà e a fare dei principi dell’antifascismo e della democrazia una guida costante nelle scelte individuali e collettive. Le celebrazioni del 25 aprile sono da sempre ricche di momenti solenni: l’omaggio al Milite Ignoto presso l’Altare della Patria da parte del Presidente della Repubblica, l’esposizione delle bandiere italiana ed europea sugli edifici pubblici, le commemorazioni diffuse in tutte le città, i cortei, i concerti, le iniziative nelle scuole e nei luoghi della memoria.

25 aprile 1946 – Omaggio al Milite ignoto

Queste cerimonie sono occasioni preziose per onorare i caduti, dire grazie ai partigiani e ribadire con forza l’importanza dei valori democratici. In ogni piazza, attraverso il ricordo e la partecipazione, si rinnova il «patto» tra passato, presente e futuro: un «patto» che impegna ciascuno, nella quotidianità, a difendere quanto è stato duramente conquistato. Ciononostante, la Festa della Liberazione è stata negli anni anche bersaglio di controverse interpretazioni, discussioni e polemiche.

Dopo la guerra, le contrapposizioni politiche e ideologiche hanno spesso complicato la condivisione di un significato univoco della ricorrenza. La nascita del Movimento Sociale Italiano (MSI), la richiesta di abolizione dei festeggiamenti del 25 aprile, così come alcune commemorazioni rivolte ai caduti della Repubblica Sociale Italiana, hanno alimentato dibattiti, divisioni e tensioni. Persino alcune delle figure più emblematiche del periodo, come Sandro Pertini, con il loro instancabile impegno, i discorsi appassionati e la ferma opposizione al ritorno del neofascismo, sono diventate oggetto di discussione pubblica, proprio perché il tema della Liberazione tocca le radici più profonde dell’identità nazionale italiana. Nonostante le controversie e le diversità di opinione, resta un punto fermo: il 25 aprile è un momento cardine della nostra storia, la data che ha permesso all’Italia di riscattarsi da un passato tragico e di aprirsi a un percorso democratico. È il giorno della memoria dei partigiani, delle partigiane e di tutti coloro che hanno combattuto, spesso pagando con il prezzo più alto, per rendere possibile un futuro di libertà. La Resistenza è stata una scuola di valori: la libertà, la giustizia, l’uguaglianza, la solidarietà, la difesa della dignità umana e l’antifascismo sono principi fondanti che guidano ancora oggi la convivenza civile e la legislazione della Repubblica.

Ma il 25 aprile non può e non deve essere considerato soltanto un momento di ricordo: è anche, e forse soprattutto, un monito per il presente e per l’avvenire. In un’epoca in cui, su scala globale, i valori democratici appaiono a volte minacciati, in cui vecchie e nuove forme di intolleranza, odio e discriminazione sembrano riemergere con preoccupante periodicità, è fondamentale che ogni cittadino – e in particolare i giovani – riscopra il significato autentico della Resistenza e si senta chiamato a difendere giorno dopo giorno la democrazia conquistata dalle generazioni precedenti. La memoria storica non va mai data per scontata: ricordare, trasmettere, interrogare e interrogarsi sono azioni indispensabili per evitare di ripetere gli errori del passato e per coltivare una cultura della pace, della giustizia e della libertà per tutti.Il 25 aprile rappresenta, in definitiva, una pietra miliare nel cammino dell’Italia verso la libertà e la democrazia. È un invito perenne alla vigilanza democratica, alla partecipazione civica informata e responsabile, un inno alla speranza e alla fiducia nella possibilità di costruire, insieme, un’Italia e un mondo migliori. Solo restando fedeli a questi valori sarà possibile onorare davvero il sacrificio di chi ci ha preceduto e lasciare alle future generazioni un’eredità di cui essere orgogliosi: una società giusta, libera, solidale e profondamente umana.

«Se ricordiamo le tragiche vicende della più recente storia d’Italia non è per rinfocolare odi o riaprire ferite, coltivare la divisione, ma perché vano sarebbe il ricordo dei morti e la celebrazione dei sacrifici sofferti se non ne intendessimo il significato più genuino ed il valore immanente, se gli italiani non avessero a trar profitto dagli insegnamenti delle loro comuni esperienze, e, tra gli italiani, i giovani sopra tutto, a cui è servato l’avvenire della Patria.»

Irene Salvatori

 

https://www.raicultura.it/webdoc/25-aprile/index.html#welcome

Decreto del Presidente della Repubblica 7 aprile 2000, n. 121, in Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, 16 maggio 2000.

G. De Luna, Revisionismo e Resistenza, in A. Del Boca (a cura di), La storia negata. Il revisionismo e il suo uso politico, Vicenza, Neri Pozza, 2009, pp. 293-328, SBN IEI0362079.

https://roma.repubblica.it/cronaca/2025/04/15/news/25_aprile_iniziative_roma-424128385/

F. Focardi, Rielaborare il passato. Usi pubblici della storia e della memoria in Italia dopo la prima Repubblica, in Riparare Risarcire Ricordare. Un dialogo tra storici e giuristi, Napoli, Editoriale Scientifica, 2012, pp. 241-271.

Verso il governo del popolo. Atti e documenti del CLNAI 1943-1946, Milano, Feltrinelli, 1977.

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