Martini Placido
Nato a Montecompatri il 7 maggio 1879-caduto a Roma il 24 marzo 1944, alle fosse Ardeatine. Politico e partigiano, Placido Mancini nasce da Michele e Maria Romanelli. Di famiglia benestante, avvocato, sposa la causa greca unendosi ai garibaldini nella spedizione di Domokos. Aderisce al partito socialista e tra il 1903 e il 1906 ricopre la carica di sindaco nella sua Montecompatri e successivamente di consigliere provinciale a Roma. Nel 1914 difende in una lunga vertenza, i contadini e l’università agraria del suo paese contro i principi Borghese, sostenendo il loro diritto alla semina e agli usi civici. Si arruola da volontario nella prima guerra mondiale e una volta congedato, nel 1919 rientra nel suo paesino natale dove riprende un’intensa attività politica di opposizione contro l’amministrazione locale. Divenuto presidente dell’Associazione combattenti e di una cooperativa di reduci di guerra cui aderiscono socialisti riformisti e repubblicani, sempre nel 1919 viene diffidato e condannato a tre mesi di reclusione per aver sostenuto e guidato centinaia di contadini nell’occupazione delle terre dei Borghese soggette a usi civici. Tornato in libertà, sarà lui a condurre la trattativa e a trovare una mediazione per l’assegnazione ai contadini delle terre di Pantano e Corvio. Instancabile organizzatore, sospinto da ideali umanitari, Placido fonda una cantina sociale, un consorzio agrario e l’istituto case popolari. La sua attenzione per le condizioni di lavoro lo portano ad aderire alla Federterra e a diventare segretario della Camera confederale del lavoro. Nei primi anni ’20 si adopera per spingere i nazionalisti di zona su posizioni contrarie al fascismo tanto che la prefettura non manca di segnalare il rischio che si possa costituire una lista di opposizione composta da ex nazionalisti a lui vicini. Negli anni seguenti, si scatenano le denunce e le inchieste che colpiscono personaggi politici a lui vicini e lo stesso Placido Martini, con il chiaro intento di screditarlo. Nel 1927 si trasferisce a Roma, nel quartiere Prati, per professare la sua professione di avvocato, quando viene raggiunto da una condanna a tre anni di confino. Scontata la pena e rientrato nella capitale, viene di nuovo accusato di attività sovversiva e condannato a 5 anni di confino da scontare nell’isola di Ponza. In questi anni incontra Domizio Torrigiani con il quale fonda una loggia massonica intitolata a Carlo Pisacane. Prosciolto con atto di clemenza, nel 1940 viene nuovamente ritenuto soggetto pericoloso e per questo spedito nel campo di concentramento di Manfredonia e poi internato a L’Aquila. Nel 1942, con atto di clemenza da parte di Mussolini, riceve la libertà condizionata. Rientrato a Roma però riprende immediatamente la sua attività antifascista e di opposizione al regime. Dopo il 25 luglio fonda l’Unione nazionale della democrazia italiana, di ispirazione liberale e massonica, e il foglio a stampa «Unione nazionale». Dopo l’8 settembre 1943 prende parte attiva alla resistenza romana sebbene i rapporti tra L’Unione nazionale e i vertici dell’antifascismo romano siano caratterizzati da una distanza talmente profonda da portare l’organizzazione di Martini a posizioni contrarie tanto al CLN e alla politica filo alleata tanto alla Monarchia. Il 22 (26 dice via Tasso) gennaio 1944, dietro delazione di Tullio Corsetti, viene catturato insieme a Zaccagnini, Avolio, Albanese, Campanile, Celani e Magri nel ristorante La Rosetta, di fronte al Pantheon, e di qui portato nel carcere di via Tasso dove occupa la cella n.7. Nonostante sia sottoposto ad atroci torture – 100 nerbate sotto le piante dei piedi – , Placido non rivela nulla sulla sua attività di massone e resistente. Uscirà dalla cella di via Tasso il 24 marzo 1944 per essere trucidato dai nazisti alle Fosse Ardeatine insieme ai suoi compagni Mario Magri e Carlo Zaccagnini. È Medaglia d’oro al valor militare alla memoria. Roma lo ricorda con una lapide a Palazzo Valentini, sede della Provincia; inoltre portano il suo nome una via e una scuola primaria in via di Casetta Mattei. La sua Montecompatri ha eretto una stele sotto il Palazzo Comunale in memoria sua e di Mario Intreccialagli, dedicandogli anche una via. una lapide marmorea posta in via IV Novembre, e in via della Casetta Mattei dove c’è una scuola primaria a lui intitolata.
Francesco Guida, Placido Martini, socialista massone partigiano, Pontecorvoli, 2016; Ugo Mancini, Lotte contadine e avvento del fascismo nei Castelli Romani, Armando editore 2002, p. 119 e p. 136 e segg.; Ugo Mancini, Biografico, vol. II, pp. 1240-41; Mogavero, (2016), 103-4; Musu, Polito, 1999, p.207; A. Portelli; MSL scheda n. 595; CPC busta 3105