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L’eccidio delle Fosse Reatine

Il territorio di Leonessa, situato in provincia di Rieti, è testimone di una delle pagine più drammatiche e significative della storia italiana durante il periodo della Seconda guerra mondiale. La resistenza popolare contro l’occupazione nazifascista si manifestò con una crescente forza a partire dall’ottobre del 1943, quando il movimento partigiano cominciò a radicarsi nel territorio. La Brigata Garibaldi “Antonio Gramsci”, che a fine dicembre dello stesso anno liberò le città di Norcia e Cascia, giocò un ruolo cruciale nel dare vita a una delle prime zone libere d’Italia, estendendo la sua influenza fino alla parte settentrionale del comune di Leonessa. Tuttavia, questa resistenza condusse ineluttabilmente a dure repressioni, culminando in eventi tragici che hanno segnato in profondità la memoria collettiva della comunità locale.

L’Operazione Antipartigiana e la Strage di Leonessa

Il 1º aprile 1944, le forze naziste della Wehrmacht e delle SS, supportate da reparti fascisti della Guardia Nazionale Repubblicana (GNR), avviarono una vasta operazione antipartigiana. L’intento era chiaro: neutralizzare la minaccia rappresentata dalla Brigata “Gramsci” e da altre formazioni partigiane minori, che ostacolavano le linee di rifornimento tra il fronte abruzzese e laziale. L’operazione, durata fino al 7 aprile, portò all’occupazione di Leonessa, all’arresto di circa cento persone e alla fucilazione di almeno cinquanta di loro. Questo evento è tristemente noto come la Strage di Leonessa, e rappresenta un triste esempio della brutalità della guerra e delle sue conseguenze per la popolazione civile.

L’Eccidio delle Fosse Reatine: un ricordo emblematico

Il 9 aprile 1944, durante il giorno di Pasqua, quindici partigiani, già rastrellati nei giorni precedenti, furono prelevati dal carcere adiacente alla chiesa di Santa Scolastica. Questi uomini, simboli di una resistenza disperata e coraggiosa, furono condotti in una località conosciuta come “Quattro Strade”, alla periferia settentrionale della città di Leonessa. Qui, in un atto di violenza inaudita, furono fucilati e gettati in una fossa comune, scavata da una buca provocata da una bomba di aereo, segno tangibile dell’orrore della guerra che aveva colpito anche i civili innocenti.

Questo luogo di morte divenne noto col nome di “Fosse Reatine”. Negli anni successivi al conflitto, per onorare la memoria delle vittime, venne eretto un cippo commemorativo, e successivamente, nel 2004, una lapide fu collocata per elencare i nomi dei martiri di quell’orribile eccidio. Le commemorazioni e i monumenti non sono solamente atti simbolici, ma rappresentano il bisogno collettivo di mantenere viva la memoria storica e di mettere in guardia le generazioni future contro le atrocità della guerra.

Le Vittime

Le vittime della strage delle Fosse Reatine erano in gran parte membri della Brigata Garibaldi “Antonio Gramsci”. Tra loro spiccavano diverse figure, ognuna con una storia unica, ma unite dalla comune lotta per la libertà. Giorgio Bonacasata, un giovane operaio di soli diciotto anni; Giuseppe De Vito, un possidente trentanovenne; e Roberto Pietrostefani, avvocato di Leonessa e presidente del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) di Rieti, sono solo alcuni dei nomi che compongono la lista delle vittime.

Questi uomini, alcuni ancora adolescenti, rappresentavano la speranza e il desiderio di un’Italia libera dal giogo fascista. La loro determinazione, il loro sacrificio e la loro scelta di opporsi al regime oppressivo, attestano il valore della resistenza e il costo umano della guerra. I loro nomi, incisi su una lapide, ci ricordano che ogni cifra statistica dietro a un eccidio rappresenta una vita, una famiglia, un sogno stroncato.

Conclusioni: Riflessioni su Memoria e Identità

L’eccidio delle Fosse Reatine e la resistenza partigiana a Leonessa sono eventi che ci invitano a riflettere non solo sul passato, ma anche sull’importanza della memoria storica. Il ricordo di questi eventi tragici è fondamentale per la costruzione di un’identità collettiva e per la promozione di valori come la libertà, la giustizia e il rispetto dei diritti umani.

Solo attraverso la consapevolezza e la celebrazione del sacrificio di quegli uomini e donne possiamo sperare di costruire una società più giusta e solidale, in grado di riconoscere e proteggere i valori che sono alla base della democrazia. Il ricordo delle Fosse Reatine sarà sempre un monito contro l’oblio e un faro di speranza per le lotte future.

  • Giorgio Bonacasata, operaio di Torrita Tiberina, C.M.di Roma, 18 anni
  • Giuseppe De Vito, possidente di Poggio Mirteto, 43 anni
  • Diego Eusebi, impiegato di Poggio Mirteto, 21 anni (capo partigiano)
  • Giansante Felici, falegname di Leonessa, 44 anni
  • Giuseppe Felici, studente di Roma, 21 anni (capo partigiano)
  • Mario Lupo, ufficiale della Romagna, età ignota ?
  • Giannantonio Pellegrini Cislaghi, studente di Milano, 16 anni
  • Antonio Hotmann, impiegato del Montenegro, 42 anni
  • Adamo Onofri, impiegato di Rivodutri, 20 anni
  • Roberto Pietrostefani, avvocato di Leonessa, 29 anni (ten. partigiano, presidente del CLN di Rieti)
  • Francesco Segoni, operaio di Contigliano, 50 anni
  • Giuseppe Senzameno, operaio di Leonessa, 27 anni
  • Onofrio Sitta, studente di Salara (RO), 20 anni
  • Due caduti ignoti

Redazione Irene Salvatori

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