skip to Main Content

Un archivista di Stato assassinato a Bergen Belsen: Jader Spizzichino

di Augusto Pompeo

 

Nell’Archivio di Stato di Roma, sono in dotazione della “sala studio indici” elenchi e inventari redatti da uno dei più eruditi archivisti che abbiano lavorato a Sant’Ivo alla Sapienza: Jader Spizzichino, autore, anche, di Magistrature dello Stato pontificio (1476-1870) pubblicato nel 1930 per i tipi Luciano Giuseppe Carabba. Jader, figlio di Giuseppe e di Adele Tedeschi, di famiglia ebraica, nacque a Pitigliano il 26.8.1885 e si sposò con Marta Coen: dall’unione nacque la piccola Franca. Allo scoppiare del conflitto la famiglia Spizzichino si trovava in un’abitazione lungo le rive del lago di Bolsena, dove si era rifugiata per sfuggire alle persecuzioni contro gli ebrei. Il 3 dicembre 1943 la figlia Franca, ormai quattordicenne, si trova sulla riva del lago con altri ragazzi; mentre rientra in casa qualcuno l’avverte che i suoi genitori sono stati condotti in carcere dai fascisti e l’invita a stare nascosta o a fuggire dalla zona. Franca è disperata, si rifugia nei boschi e inizia a vivere alla macchia. Nel frattempo tutti gli ebrei della zona sono arrestati e consegnati ai tedeschi che li rinchiudono nel carcere di Santa Maria in Grandi: fra questi Marta Coen e Jader Spizzichino. Jader e Marta scrivono più volte al capo della Provincia; sostengono di non essere più ebrei e di essersi convertiti al cristianesimo. Le loro lettere resteranno inascoltate e, nei primi mesi del 1944, partiranno insieme agli altri detenuti per il campo di Fossoli dove saranno divisi: il 2.8.1944 Marta sarà deportata ad Auschwitz, mentre Jader sarà rinchiuso a Bergen Belsen. Entrambi non faranno più ritorno. Nel frattempo la figlia Franca è riuscita a raggiungere Roma dove si è rifugiata in casa della zia Berta, sorella di Marta, che vive nascosta nella capitale. Donatella D’Atri, figlia di Franca, ha raccontato di recente la storia della vita di sua madre: la sua fuga sulle rive del lago di Bolsena, le lettere inviate furtivamente alla zia Berta dai suoi genitori dal carcere di Santa Maria in Gradi, il suo viaggio doloroso a Bergen Belsen nel dopoguerra dove Franca trova la fossa comune nella quale è stato gettato il padre e i suoi occhiali da vista, tutto quello che resta del corpo di Jader Spizzichino.

Riferimenti bibliografici

Donatella D’Atri, Le sette disgrazie. Vita e morte di Marta e Jader nei ricordi e negli scritti della figlia Franca Spizzichino D’Atri, ed. Felici, 2014

 

Back To Top